Il tribunale di Budapest ha respinto la richiesta di arresti domiciliari per Ilaria Salis. “Le circostanze” legate alla detenzione di Ilaria Salis “non sono cambiate” ed “esiste sempre il pericolo di fuga”.
Con queste motivazioni il giudice ungherese Jozsef Sós ha comunicato il respingimento della richiesta di domiciliari. La Salis resta quindi in carcere, dopo il no alla richiesta dei domiciliari presentata dai legali. La prossima udienza è fissata per il 24 maggio.
La decisione sul no ai domiciliari a Ilaria Salis conferma “il carattere fortemente politico impresso dal governo Orban a questo processo”, ha dichiarato ad askanews Fabio Marcelli avvocato e copresidente del Centro ricerca ed elaborazione della democrazia (CRED) che ha partecipato all’udienza a Budapest. “Oggi abbiamo registrato un risultato che in buona parte era largamente atteso cioè la decisione di respingere la richiesta di domiciliari, nonostante la difesa avesse offerto una serie di garanzie rispetto alla collocazione di Ilaria, al suo sostentamento, ai suoi impegni nell’indossare il braccialetto elettronico”, ha detto Marcelli.
Salis, detenuta da 13 mesi in Ungheria per aggressione a due militanti neonazisti, è arrivata in aula per l’udienza in cui si discuteva della richiesta dei domiciliari, nuovamente in manette e catene, come avvenuto a gennaio.
Diversi video diffusi sui social mostrano Salis mentre entra in aula con le mani legate da manette e catene anche ai piedi.
Il governo italiano non riesce o non vuole far valere le ragioni della civiltà giuridica, che imporrebbero un trattamento ben diverso per un reato assolutamente non grave. L’ Italia non conta nulla a livello internazionale, neanche con esecutivi amici ( purtroppo, bisogna dire!) come quello ungherese, oppure ha piacere che un’ attivista antinazista venga punita per le sue idee? Chiediamocelo. Non sta facendo abbastanza per la Salis: questo è un fatto.