Luciano Graziuso
È ormai da vari giorni che in Siria, purtroppo, è tornata prepotentemente la piaga della guerra civile, mai del tutto cessata, anche se la situazione negli ultimi anni era stata abbastanza tranquilla. Squadroni di terroristi islamici, facenti parte dell’ormai tristemente famosa “ISIS”, infatti hanno attaccato Aleppo, la seconda più grande città del paese dopo la capitale Damasco, prendendone il controllo e puntando poi su Hama; l’esercito siriano, appoggiato da Iran e Russia, ha reagito bombardando la stessa Aleppo, nel tentativo di riprenderne il possesso, e varie basi dei tagliagole nel resto del Paese. Un passo indietro notevole se si pensa che gran parte della popolazione, pur non essendo magari del tutto entusiasta del presidente, riteneva la guida di Assad l’unico baluardo e garanzia contro lo smembramento della nazione.
Era sicuramente l’ultima cosa di cui il Medio Oriente aveva bisogno, considerata la tragedia che stanno già vivendo palestinesi e libanesi, attaccati senza pietà da Israele, che di recente ha anche violato una tregua appena concordata con Hezbollah.
Ciò che stupisce è l’entusiasmo generale del nostro mondo dell’informazione, che parla di vicende così drammatiche quasi con toni trionfalistici, “dimenticando”, come invece non era accaduto in altre consimili circostanze, ad esempio a proposito del conflitto russo-ucraino, i termini “invasori” e “invasi”, “aggrediti” e “aggressori”, e definendo i terroristi che stanno incendiando la Siria e causando morte e devastazione “ribelli” o “miliziani”, promuovendoli ad un più nobile ruolo di combattenti.Completamente “scordati” i tempi in cui si descrivevano con accenti durissimi gli appartenenti all’organizzazione islamista che vigliaccamente e crudelmente mieteva vittime in giro per l’Europa, come nella strage del Bataclan, e “bypassati” i discorsi su confini violati etc. etc. Tutto questo non perché gli addetti all’informazione siano improvvisamente impazziti, ma semplicemente perché i terroristi in tal caso stanno combattendo ferocemente Assad, un uomo di potere inviso all’Occidente e soprattutto alleato della Russia. E’ quindi confermato ancora una volta il detto “Il nemico del mio nemico è mio amico”.
Bravo, Luciano!
Come sempre, molto preciso e molto chiaro.
Diffonderò il tuo pezzo…