“Cristoforo Colombo, come ognuno sa, è venerato dai posteri perché fu l’ultimo a scoprire l’America.”(Trieste, 5 settembre 1912)
“Il successo è per noi la morte dell’ intelletto e dell’immaginazione.”
Il 13 gennaio 1941 moriva a Zurigo James Joyce, poeta, scrittore e drammaturgo. Il suo carattere anticonformista e critico verso la società irlandese e la Chiesa cattolica traspare in opere come I Dublinesi o Gente di Dublino (Dubliners, del 1914) – e soprattutto in Ritratto dell’artista da giovane (A Portrait of the Artist as a Young Man, nel 1917).
Scrittore fondamentale per la letteratura del Novecento ed in particolare per la corrente modernista, “specialista ” dei flussi di coscienza, Joyce è considerato uno dei più abili e raffinati “manovratori” della lingua inglese. Ha ispirato letterati e cantautori di tutto il mondo.
Il suo romanzo più noto, Ulisse, è una vera e propria rivoluzione rispetto alla letteratura dell’Ottocento, e nel 1939 il successivo e controverso Finnegans Wake (“La veglia dei Finnegan” o più propriamente “La veglia per i Finnegan”) ne è l’estremizzazione
Joyce era nato Il 2 febbraio 1882 a Rathgar in Irlanda.
