Aspro confronto tra Russia e Stati Uniti – e non solo – sul congelamento degli assets russi, pardon delle riserve della Banca Centrale Russa all’estero, per finanziare la “resistenza ucraina”

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Aspro confronto tra Russia e Stati Uniti – e non solo – sul congelamento degli assets russi, pardon delle riserve della Banca Centrale Russa all’estero, per finanziare la “resistenza ucraina”

L’ Ucraina ha un interesse diretto rispetto alla sorte dei beni russi congelati: “Le discussioni sui beni congelati della Russia dovrebbero concludersi entro la fine di maggio”, dichiara il ministro della Giustizia ucraino Denys Malyska.“A metà giugno, dal 13 al 15, l’Italia ospiterà un vertice a livello di leader dei Paesi del G7, dove uno dei punti discussi sarà la questione dei beni congelati russi. Molto probabilmente, questa discussione sarà completata entro la fine di maggio, sarà raggiunto un compromesso, che sarà poi formalizzato dai Paesi del G7”, ha detto Malysuka, citato dal canale Telegram “Militarist”.

“In uno scenario ottimistico per Kiev, ci sarà una confisca completa dei beni, mentre in uno scenario pessimistico, solo il trasferimento del reddito da interessi su questi beni, che al massimo equivale a 5 miliardi di euro all’anno”, aggiunge il ministro della Giustizia ucraino.

Gli Stati Uniti e l’Europa stanno sviluppando un meccanismo per utilizzare i beni russi congelati e metterli a disposizione dell’Ucraina, come ha anche dichiarato durante una conferenza stampa l’assistente alla sicurezza nazionale della Presidenza degli Stati Uniti, Jake Sullivan. Secondo Sullivan, “la questione dell’utilizzo dei beni russi per rimettere in sesto l’Ucraina sarà uno dei temi centrali del vertice G7 di giugno in Italia”.

L’ esproprio dei beni russi congelati, in particolare delle riserve della Banca Centrale Russa depositate all’estero, è di tutta evidenza illegale e contrario alle norme del diritto internazionale.

“Mosca risponderà in modo speculare alla questione del congelamento dei beni russi, e questo vale anche per la Svizzera”, ha dichiarato la rappresentante ufficiale del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova.“Il cosiddetto congelamento dei beni russi, in primo luogo le riserve della Banca di Russia nelle giurisdizioni occidentali, e i tentativi di sequestro, sono misure illegali, che violano gravemente i principi e le norme fondamentali del diritto internazionale, compresi i principi di uguaglianza sovrana degli Stati e la Carta delle Nazioni Unite. Ovviamente non si tratta di congelamento, ma di appropriazione indebita, furto, rapina. Consideriamo qualsiasi violazione, comunque la si chiami, dei diritti di proprietà e degli interessi del nostro Paese, come un furto palese e cinico”, ha dichiarato la Zakharova in conferenza stampa. “In conformità con il principio di reciprocità nelle relazioni internazionali, rispondiamo specularmente a qualsiasi azione ostile, anche da parte della Svizzera.

Le misure speculari in risposta alla confisca di Washington saranno “un appropriamento dei beni americani sul nostro territorio, li nazionalizzeremo, sarà poi il governo a decidere cosa farne – si tratta di 7-8 miliardi di dollari, pari ai beni russi depositati negli Stati Uniti”, aggiunge la Pravda.

“Siamo molto scettici al riguardo, perché si tratta essenzialmente della distruzione di tutte le basi del sistema economico. Si tratta di un’invasione della proprietà statale, del patrimonio statale e della proprietà privata. In nessun caso ciò dovrebbe essere percepito come un’azione legale – è illegale e, di conseguenza, sarà soggetto ad azioni di ritorsione e procedimenti legali”, ha commentato il funzionario del Cremlino Peskov, il quale ha osservato che il processo sarà “molto complesso”, ma causerà gravi danni agli interessi economici degli Stati Uniti, se le autorità americane dovessero approvare la legge sui beni russi.

“Se tali misure verranno attuate, ovviamente, molti investitori ci penseranno dieci volte prima di fare qualsiasi investimento nell’economia americana o di immagazzinarvi i propri beni”, ha concluso il portavoce del Cremlino. Intanto tra le misure di contrasto agli espropri occidentali come pure alle sanzioni, la Russia continua a nazionalizzare aziende operanti in Russia con casa madre occidentale, perlopiù branches russe, come in questi giorni Ariston e Bosch, che in realtà sono state temporaneamente trasferite al gruppo Gazprom.

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