Il 13 dicembre le chiese cattolica ed ortodossa festeggiano il martirio di Santa Lucia, giovane di Siracusa, nata nel 283 d.C. e morta il 13 dicembre 304 perché non volle abiurare la cristianità ed il suo voto di castità a Cristo. A Lucia, secondo una tradizione non confermata dalle fonti storiche,furono cavati gli occhi e forse non fu un caso se il 13 dicembre è considerato il giorno più corto dell’anno.
Di nobile casato e cristiana, orfana di padre (il cui nome era probabilmente Lucius) sin da quando ella aveva cinque anni, Lucia era promessa in sposa ad un pagano, ma il pretendente, vedendo la desiderata Lucia opporsi al matrimonio volle vendicarsi, denunciandola come cristiana. Erano in vigore i decreti della persecuzione dei cristiani emanati dall’imperatore Diocleziano.
Ruža Petrović, partigiana jugoslava
Ruža Petrović (Gimino, 17 ottobre 1911 – Pola, 23 agosto 1958) è stata una partigiana e antifascista croata, alla quale i fascisti italiani in Istria cavarono entrambi gli occhi durante la guerra di liberazione popolare della Jugoslavia; dopo la guerra, è stata vicepresidente dell’Associazione dei Ciechi di Pola.
Ruža Petrović aiutava i partigiani jugoslavi fin dall’inizio dell’occupazione dell’Istria da parte della Repubblica Sociale Italiana. Il 22 luglio 1944, 25 fascisti italiani da Sanvincenti fanno irruzione a Režanci e perquisiscono la casa di Petrović perché sospettano che lei, suo marito e i suoi due fratelli stessero aiutando i partigiani. Poiché trovarono più vestiti e cibo di quanto la famiglia avesse bisogno, Ruža venne arrestata e costretta a trasportare tutti i prodotti che aveva conservati in casa per la guarnigione dell’esercito a Sanvincenti, dove viene brutalmente torturata. Nonostante le sevizie subite, Ruza non rivela alcuna informazione sui partigiani. Dopo essere stata rilasciata il giorno dopo, sulla via del ritorno a casa, un gruppo di fascisti la ferma e la picchia nuovamente. Dopo essere stata colpita in fronte con il calcio del fucile, cade a terra. A quel punto i fascisti la legano ad un albero, mentre uno di loro le cava entrambi gli occhi con un pugnale. Ritrovata dai compagni, viene sottoposta ad un delicato intervento chirurgico al Policlinico di Pola, nel quale trascorre 70 giorni in riabilitazione. Dopo essere stata dimessa dall’ospedale, Petrović si unisce di nuovo al movimento antifascista, e, anche se cieca, aiuta i combattenti partigiani cucendogli camicie e calze a maglia.