Il 1º marzo 1968 gli studenti della Facoltà di Architettura di Valle Giulia a Roma si scontrarono violentemente con la polizia, in un episodio che divenne simbolo delle tensioni politiche e sociali del Sessantotto italiano. Questi eventi segnarono una frattura tra il movimento studentesco e i partiti tradizionali, incluso il Partito Comunista Italiano (PCI).
In seguito agli scontri, Pier Paolo Pasolini scrisse la poesia “Il PCI ai giovani”, pubblicata il 16 giugno 1968 su L’Espresso. In essa, Pasolini si schierava inaspettatamente dalla parte dei poliziotti, descrivendoli come figli di poveri provenienti dalle periferie, mentre criticava gli studenti come figli di papà, accusandoli di essere parte di una borghesia piccolo-borghese che si travestiva da rivoluzionaria.
Questa posizione suscitò un ampio dibattito e critiche da parte del movimento studentesco e di altri intellettuali di sinistra. Pasolini difese la sua visione, sostenendo che la vera lotta di classe non fosse quella tra studenti e polizia, ma tra le classi sociali oppresse e quelle dominanti.
Oggi, la poesia di Pasolini è considerata un documento emblematico delle contraddizioni e delle complessità del periodo, offrendo una riflessione critica sul movimento studentesco e sulle sue dinamiche interne.
fonti: Wikipedia, Panorama, Linkiesta

