Debito pubblico Usa gigantesco. Rischio default. Le ragioni del Maga e via discorrendo

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Debito pubblico Usa gigantesco. Rischio default. Le ragioni del Maga e via discorrendo

Manuel M Buccarella

Ci lamentiamo del debito pubblico italiano. Tuttavia in pochi anni il debito pubblico americano supererà in proporzione quello italiano e pure quello greco, arrivando a oltre il 140% del PIL.

La cosa è molto più preoccupante per diversi motivi, suggerisce l’economista Sandor Kopacsi. In primo luogo, l’Italia ha grosso modo quel rapporto da 40 anni e ha dunque imparato a conviverci laddove il rapporto americano 40 anni fa era attorno al 35% … In secondo luogo – rammenta Kopacsi – l’Italia ha strutturalmente un avanzo primario, ossia il debito pubblico non finanzia la spesa pubblica, pagata invece dalle tasse di lavoratori e pensionati (e qualcosina dagli altri), mentre il deficit primario americano si aggira sul 3% e lì rimarra salvo peggioramenti. In terzo luogo come saldo finanziario l’Italia è creditrice del resto del mondo mentre gli Stati Uniti hanno debiti con mezzo mondo, in particolare con Giappone e Cina che detengono buona parte dei bot americani. Infine c’è un problema di dimensioni: il debito pubblico italiano ammonta a 3mila miliardi. Non è poco per l’economia italiana, ma per le dimensioni dei mercati finanziari mondiali è un piccolo debito. Ogni settimana il MEF emette alcune decine di miliardi di titoli e c’è la fila per comprarli.

Il debito pubblico americano, invece, si sta rapidamente avvicinando a quota 40mila miliardi, ossia da solo è la più grande economia del pianeta, ma non sarà sempre e comunque appetibile per investitori pubblici e privati, soprattutto nel permanere di un tale stato delle finanze pubbliche. L’ allarme è stato lanciato in questi giorni dall’ autorevole quotidiano finanziario Financial Times: “Obstfeld, ex capo economista del FMI e ora professore a Berkeley, ha affermato che qualsiasi previsione sulla sostenibilità della posizione fiscale degli Stati Uniti “deve basarsi su illusioni sulla futura crescita della produttività statunitense, sulle entrate tariffarie, sulla demografia o sui tassi di interesse, o forse su tutti questi fattori”.”. In altre parole, aggiunge Kopacsi- il debito pubblico americano non è sostenibile. Il default è solo questione di tempo. E ciò costituisce un grande problema, principalmente per chi se l’è comprato.

Non è forse un caso se Donald Trump insiste con il Maga e con la politica dei dazi, ovvero minacciando militarmente il vicino Venezuela con la scusa della lotta al narcotraffico, quando è evidente che l’obiettivo sia quello del rovesciamento del governo Maduro, per carità non immacolato, ed impossessarsi dei ricchi giacimenti petroliferi di quel Paese che, dai tempi di Hugo Chávez, sono stati nazionalizzati a danno degli Stati Uniti d’America e delle sue compagnie petrolifere (dice nulla il Nobel per la Pace alla Machado?). Nel Maga rientra anche la vendita delle armi ad Europa ed Israele. Altro tentativo per sottrarre il Paese al deficit…

“Dando prova di profonda saggezza, l’America è presente con basi militari e spesso bombe atomiche in quasi tutti i paesi suoi creditori. In fondo, chi andrebbe a chiedere indietro i soldi a uno che può accidentalmente far planare un ordigno nucleare su una tua città? Il Cermis in versione radioattiva”, chiosa l’ economista di origini magiare.

L’articolo del Financial Times https://www.ft.com/content/34194bfa-b8ea-4301-8212-a554ee721aeb

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