Lavinia Marchetti
Una relatrice speciale delle Nazioni Unite, Francesca Albanese, chiamata a presentare il rapporto “Gaza Genocide: a collective crime”, che analizzeremo prossimamente, viene insultata dentro il palazzo in cui il linguaggio diplomatico dovrebbe quantomeno custodire il minimo comune di civiltà.
Dall’altra parte del microfono, l’ambasciatore israeliano Danny Danon: «Ms. Albanese, you are a witch… this report is another page in your spell book… your poison has failed»: strega, libro degli incantesimi, veleni… Una formula arcaica, in bocca a un rappresentante di Stato, ripescata dal deposito di accuse rivolte per secoli alle donne che disturbavano l’ordine costituito. Può sembrare ironico, ma non lo è. Guardate il video, guardate bene in faccia Danon…a voi sembra ironico? Avete presente cosa fa il Mossad ai “nemici” di Israele?La cornice istituzionale conta. E anche molto.
Non è un luogo dove si fanno battute gratuite. L’intervento avviene al Third Committee dell’Assemblea generale, presieduto dal diplomatico thailandese Cherdchai Chaivaivid. È il tavolo che discute questioni sociali e diritti umani e che, a New York, in queste settimane ascolta relazioni partorite in anni di lavoro. Qui Albanese ha consegnato una mappa di responsabilità a ben sessantatré Stati diviso in quattro canali di complicità: DIPLOMATICA, MILITARE, ECONOMICA E “UMANITARIA”, quattro modi per essere complici e sostenere un crimine collettivo. Ventiquattro pagine in linguaggio giuridico rigoroso. si parla di Gaza STRANGOLATA, AFFAMATA E DISTRUTTA.
L’OVVIA REAZIONE ISTITUZIONALE ITALIANA
Cosa vi aspettate da uno dei governi più complici e assoggettati AD e DA Israele? Una difesa di una loro illustre concittadina? Insultata in sede istituzionale? Mai, giammai!!! Il nostro rappresentante permanente, Maurizio Massari, ha dichiarato «interamente privo di credibilità e imparzialità» il rapporto, accusando ovviamente la relatrice di aver oltrepassato il mandato e ignorato il codice di condotta, lei… come suggerivo ieri, gli antipsicotici non saranno mai abbastanza.
LA GRAVITA’ DELL’INSULTO
Strega, in un’aula dell’ONU, indica ben di più di un insulto. Soprattutto pronunciata da chi si è formato sull’Antico Testamento. Infatti evoca una genealogia lunga, trasferita intatta nel presente. I testi dell’Antico Testamento che proibiscono arti divinatorie e incantesimi, in particolare Esodo 22,18; Deuteronomio 18,10-12; nello specifico il racconto della cosiddetta maga di Endor in 1 Samuele 28, sono stati la base che ha alimentato per secoli una cultura della persecuzione. L’ebraico “mekhashéfah”, resa come incantatrice o stregona, è passato dalla filologia alla morale pubblica fino a giungere a roghi dove sono morte innumerevoli donne. Capite il cattivo gusto? Nelle città europee quel marchio ha preso la forma di sentenze e disciplina del terrore.
IL PUNTO
In aula entra una donna con un rapporto di ventiquattro pagine e ne esce fuori una “rappresentazione” da favola cupa. La sua voce viene trattata come un sortilegio, il merito giuridico scivola via. A un uomo che avesse presentato un simile rapporto sarebbe mai stato dato dello “stregone” in un ambito del genere? Ma, la strategia è chiara e funziona da secoli: a chi ascolta resta un’immagine facile da memorizzare. Un marchio. Facile no? Ed ecco l’effetto politico: si evita la fatica delle repliche puntuali e si ottiene applauso dalla propria parte. Intanto la materia in questione resta lì, intatta. Gaza strangolata, la responsabilità di tantissimi, troppi, Stati, flussi di armi e di denaro da giustificare. Tutto ancora sul tavolo, perché in fondo lei è “solo” una strega!
Oggi è Halloween…
