Le parole di Gino Cecchettin, un grande insegnamento oltre il grande dolore personale

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Le parole di Gino Cecchettin, un grande  insegnamento oltre il grande dolore personale

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Gino Cecchettin, padre della sfortunata Giulia, vittima dell’ ennesimo femminicidio italiano, nel corso del funerale della figlia ha letto un commovente e lungo messaggio rivolto alla società civile italiana nel suo insieme, a titolo di monito ma soprattutto di insegnamento per il futuro. Un’ esortazione coraggiosa ed emozionante indirizzata a padri, figli, alla società in genere perché si lavori per un mondo diverso, improntato al rispetto della vita umana e che non può non partire da un nuovo modello educativo, soprattutto in famiglia.

Riportiamo gli estratti più significativi della lettera di Gino Cecchettin.

“Femminicidio è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vittime proprio di coloro avrebbero dovuto amarle e invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi fino a perdere completamente la loro libertà prima di perdere anche la vita. Come può accadere tutto questo? Come è potuto accadere a Giulia? Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti: famiglie, scuola, società civile, mondo dell’informazione”.

“Mi rivolgo per primo agli uomini, perché noi per primi dovremmo dimostrare di essere agenti di cambiamento contro la violenza di genere”, ha sottolineando Gino Checchettin afferrando il filo delle parole liberate nell’etere da Elena, la ‘sorella guerriera’ di Giulia. “Parliamo agli altri maschi che conosciamo – ha detto il padre – sfidando la cultura che tende a minimizzare la violenza da parte di uomini apparentemente normali. Dovremmo essere attivamente coinvolti, sfidando la diffusione di responsabilità, ascoltando le donne, e non girando la testa di fronte ai segnali di violenza anche i più lievi. La nostra azione personale è cruciale per rompere il ciclo e creare una cultura di responsabilità e supporto”.

“Io non so pregare, ma so sperare. Voglio sperare che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite e voglio sperare che un giorno possa germogliare. E voglio sperare che produca il suo frutto d’amore, di perdono e di pace”.

E ancora delle parole importanti per i genitori: “A chi è genitore come me, parlo con il cuore: insegniamo ai nostri figli il valore del sacrificio e dell’impegno e aiutiamoli anche ad accettare le sconfitte. Creiamo nelle nostre famiglie quel clima che favorisce un dialogo sereno perché diventi possibile educare i nostri figli al rispetto della sacralità di ogni persona, ad una sessualità libera da ogni possesso e all’amore vero che cerca solo il bene dell’altro”. “Viviamo in un’epoca in cui la tecnologia ci connette in modi straordinari – ha ricordato – ma spesso, purtroppo, ci isola e ci priva del contatto umano reale. È essenziale che i giovani imparino a comunicare autenticamente, a guardare negli occhi degli altri, ad aprirsi all’esperienza di chi è più anziano di loro. La mancanza di connessione umana autentica può portare a incomprensioni e a decisioni tragiche. Abbiamo bisogno di ritrovare la capacità di ascoltare e di essere ascoltati, di comunicare realmente con empatia e rispetto”.

Il ministro dell’istruzione e del merito Valditara ha proposto la lettura del messaggio di papà Gino nelle scuole italiane.

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