Manuel M Buccarella
Si sono riuniti di notte Giorgia Meloni, Crosetto, Tajani, Salvini, Giorgetti ed il ministro per gli affari europei per mettere a punto la strategia di prestiti dal piano di riarmo di Ursula von der Leyen.
Chiederanno 14 miliardi di euro a Safe, il fondo europeo per sostenere il riamo del blocco, nell’ultimo giorno utile prima della scadenza dei termini. Il governo promette tuttavia che non sforerà i limiti del patto di stabilità. Cosa non facile, anche perché l’economia italiana sta subendo una debacle negli ultimi mesi, in particolare in industria e agricoltura e visto che l’applicazione dell’accordi sui dazi con gli States dovrebbe comportare una contrazione del PIL del 0.5% (zero annuo tendenziale). I 14 miliardi del Safe, da rimborsare in cinque anni, si aggiungeranno a quelli che prenderanno direttamente dal bilancio dello Stato Italiano, da spendere nei prossimi anni per comprare armi. Ovviamente, la maggior parte di questi soldi finirà a Washington.
I soldi del Safe possono essere utilizzati per investire nella difesa aerea e missilistica, nei sistemi di artiglieria, nei missili e nelle munizioni, nei droni e nei sistemi anti-drone, e per rispondere ad altre esigenze, come la mobilità militare e la protezione contro gli attacchi cibernetici.
I soldi li chiedono per fare la guerra, non ovviamente per costruire ospedali, scuole o fornire servizi ai cittadini. E li avranno, perché per questa Unione Europea funziona così: tutto accessibile per la guerra. Austerità e regole di bilancio quando invece si tratta di politiche a favore dei cittadini. Un destino scritto anche con il placet del centrosinistra a partire dal Trattato di Maastricht.
