Le imprese del profitto e della distruzione
Secondo quanto emerso dall’inchiesta indipendente di Francesca Albanese, sono decine le imprese private – israeliane e internazionali – coinvolte nella sorveglianza, nella repressione e nella distruzione sistematica del popolo palestinese.
“Questa è l’inchiesta più difficile che io abbia mai fatto”, ha dichiarato Albanese, “ma ora mi spiego perché il genocidio in corso sia proseguito e rimasto impunito: oltre all’ideologia, ci sono troppi interessi economici.”
Tra le aziende responsabili, Albanese cita direttamente Leonardo, colosso italiano della produzione di armi, accusata di violazione del diritto internazionale per la fornitura di armamenti allo Stato di Israele.“I dirigenti di queste imprese andrebbero portati davanti a un tribunale”, ha detto, “ma la responsabilità ultima è degli Stati. E l’Italia, il mio Paese, non ha adempiuto ai suoi obblighi di prevenzione del genocidio: ha continuato a fornire armi, legittimità diplomatica e a difendere l’accordo di associazione UE-Israele, negando il diritto del popolo palestinese ad avere uno Stato.”
Bulldozer e algoritmi per annientare Gaza
Nell’elenco delle imprese coinvolte figurano Volvo, Hyundai e Caterpillar: i loro bulldozer stanno “contribuendo alla polverizzazione di ciò che resta di Gaza”, demolendo case, scuole, ospedali. Ma la macchina della distruzione è anche digitale. Google (Alphabet Inc.), Amazon e Microsoft forniscono infrastrutture tecnologiche che supportano ministeri e forze armate israeliane:•sistemi per la raccolta di dati biometrici dei palestinesi,•gestione di banche dati militari,•targeting automatizzato degli obiettivi nella Striscia.
“Grazie a queste tecnologie Big Tech, sono state identificate le residenze e le abitudini quotidiane dei palestinesi poi uccisi nei bombardamenti. Non per danni collaterali, né per l’uso di scudi umani – come affermano i governi complici – ma per scelte deliberatamente pianificate da Israele”, ha denunciato Albanese.
Guerra e finanza: la borsa del genocidio
Ma il dato forse più sconvolgente riguarda il valore del mercato finanziario israeliano: “Dal 7 ottobre 2023 a maggio 2025, la borsa di Tel Aviv ha triplicato il suo valore”, ha affermato Albanese.Il genocidio, insomma, è diventato un business quantificabile, e le imprese che vi partecipano non si sono fermate, ma hanno continuato a trarre profitto dalla devastazione di Gaza.
Complicità politica e censura mediatica
Le responsabilità, tuttavia, non si fermano al settore privato. Gli Stati – e in particolare quelli occidentali – hanno scelto l’impunità come strategia geopolitica.Durante lo spazio riservato alle domande dei giornalisti, Albanese ha annunciato una nuova indagine sul ruolo dei media mainstream:“Mi preoccupa molto la situazione in Italia, dove sono visibili censura e autocensura da parte dei principali mezzi di comunicazione. Ma il fenomeno riguarda tutta la stampa occidentale, che si è federata nel negare i fatti e nel proteggere Israele dal giudizio dell’opinione pubblica.”Il silenzio dell’informazione – ha ricordato – ha un prezzo in vite umane: “A Gaza sono morti centinaia di giornalisti, mentre qui si tace o si minimizza.”
Fonte Freedom Flotilla Italia

