Cara uva, cara vendemmia. Una tradizione non del tutto negletta in Salento.

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Cara uva, cara vendemmia. Una tradizione non del tutto negletta in Salento.

Crocifisso Aloisi

Un tempo, durante questo periodo, era normale ed anche diffuso sentire l’odore di uva che, di mosto, per le vie del nostro paese (Galatone, provincia di Lecce ndr), che si propagava da decine e decine di cantine e garage.

Una civiltà , una cultura non soltanto contadina perché fare il vino era una prassi abituale che veniva praticata non soltanto da chi coltivava la terra per ricavarne reddito. Una prassi così radicata nei vari paesi del Salento che portava spesso anche a delle sane rivalità tra diversi soggetti che, ogni anno, facevano a gara a chi produceva vino più buono. E, ovviamente, queste rivalità hanno portato nel tempo a raffinare le tecniche di produzione a beneficio della generale qualità della produzione.

Erano gli anni della vendemmia, della festa della vendemmia, durante i quali si poteva anche guadagnare qualcosa di extra e, a fine giornata lavorativa, si poteva portare a casa il proprio cesto di uva per gentile concessione del proprietario del vigneto, che consentiva a chiunque , anche a chi non aveva un proprio vigneto, a farsi la personale scorta di vino. Anche questa era una prassi consolidata a cui dovevano sottostare tutti i proprietari dei vigneti , anche quelli più tirchi. Fino a pochi decenni fa era così, era la festa della vendemmia che durava da fine agosto fino a tutto settembre per protrarsi anche ad ottobre, con il mosto in fermentazione, fino ad arrivare a novembre: la festa di San Martino sanciva tacitamente la fine di questa periodo.

Poi inizia il rito delle cene, e del nuovo vino da fare assaggiare e di chi aveva avuto la produzione migliore.Poi sono arrivati loro, i professionisti della politica, quelli che si sono circondati dal proprio personale clan, da una schiera di lobbisti, ed anche questa tradizione è andata praticamente nel dimenticatoio: qui da noi la politica, con la complicità di alcune associazioni di categoria, ha dapprima accettato l’introduzione delle quote di produzione e, successivamente, si è impegnata soltanto per far arrivare i fondi per estirpare i vigneti e trasferire le sterminate quote che esprimeva il nostro territorio in altri luoghi, in particolare nel nord Italia.Sono rimasti comunque tanti che portano avanti questo rito ma sono praticamente pochissimi rispetto a quello che accadeva prima. Speriamo di invertire la rotta, prima o poi, perché gli uomini passano, la materia prima resta. E per materia prima intendo la qualità dei terreni e la bellezza del nostro clima che consentiranno sempre qualità e produzione abbondante.

Le foto sono tratte dal profilo facebook dell’amica Lucia A. Sanfrancesco.

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