Ultima tappa oggi della mobilitazione di Cgil e Uil per lo sciopero generale contro la manovra finanziaria del governo Meloni. Braccia incrociate dunque in Campania, Basilicata, Calabria e Puglia. Quinto giorno di mobilitazione per Cgil e Uil. Tanti cortei al grido di “Adesso basta!”.
La data di oggi, primo dicembre, fa seguito a quella del 17 novembre nella quale a fermarsi furono le regioni del Centro, al 20 novembre, sciopero in Sicilia, al 24 novembre, sciopero nel Nord Italia e al 27 novembre, mobilitazione in Sardegna.
A Napoli il comizio sarà concluso dal segretario generale della Cgil nazionale, Maurizio Landini. Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della Uil, chiuderà invece la manifestazione in programma a Bari.
La manovra viene contestata in più punti dalle organizzazioni sindacali, dalla disciplina delle pensioni, ai tagli alla sanità.
“L’incontro col governo avvenuto il 28 novembre non ha cambiato le nostre posizioni, anzi ha rafforzato maggiormente le ragioni e le motivazioni per lo sciopero generale”, ha detto Giovanni Sgambati nel suo intervento durante la conferenza stampa di Cgil e Uil, che si è tenuta il 29 novembre nella sede della Uil Campania in Varco Pisacane. “Il governo sembra non voglia vedere le difficoltà del mondo del lavoro e della cittadinanza. In circa venti anni il lavoro è stato fatto a pezzi, con un abbassamento dei salari, con l’aumento della precarietà, con le difficoltà mai risolte per l’occupazione giovanile e femminile, senza parlare dei ritardi insopportabili sul rinnovo dei contratti – ha sottolineato Sgambati –. La nostra piattaforma non è mai cambiata, è sempre la stessa, con le ragioni e le esigenze del mondo del lavoro, delle famiglie, dei giovani e dei pensionati e se non è cambiata è perché a oggi non abbiamo ricevuto le risposte adeguate. Si pensi alla Campania, alle regioni del Mezzogiorno, qui lo sciopero è maggiormente sentito per gli alti tassi di disoccupazione, per la mancanza di investimenti e di una concreta prospettiva industriale e, in questa direzione, i ritardi sui progetti del Pnrr non ci aiutano affatto. Lo sciopero non è la fine, ma l’inizio delle nostre battaglie contro una manovra e un governo completamente sordo alle esigenze reali del Paese”.