Ecco il “manifesto” di Luigi Mangione

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Ecco il “manifesto” di Luigi Mangione

Il giornalista Ken Klippenstein ha pubblicato per primo ed interamente il messaggio di Luigi Mangione, arrestato per l’omicidio di Brian Thompson, Ceo del colosso assicurativo statunitense UnitedHealthcare.

Sul suo sito il giornalista americano scrive: “Ho ottenuto una copia del manifesto del presunto assassino Luigi Mangione, quello autentico, non il falso che circola online. Anche i principali organi di informazione sono in possesso del documento, ma si sono rifiutati di pubblicarlo e non hanno nemmeno spiegato il perché. Le mie richieste al New York Times, al Washington Post, alla CNN e alla NBC per spiegare le loro motivazioni per non aver pubblicato il manifesto, pur citandone volentieri alcuni estratti, non hanno ricevuto risposta”.

“Ai federali, sarò breve, perché rispetto quello che fate per il nostro Paese. Per risparmiarvi una lunga indagine, dico chiaramente che non ho agito con nessuno”, attacca Mangione, che spiega di avere usato conoscenze tecnologiche piuttosto essenziali per portare a termine il suo “piano”.

“Mi scuso per qualsiasi conflitto o trauma, ma doveva essere fatto. Francamente, questi parassiti se l’erano semplicemente cercata. Un promemoria – aggiunge -: gli Stati Uniti hanno il sistema sanitario più costoso al mondo, eppure siamo all’incirca al 42° posto per aspettativa di vita. United è la [indecifrabile] più grande azienda negli Stati Uniti per capitalizzazione di mercato, dietro solo ad Apple, Google, Walmart. È cresciuta e cresciuta, ma con la nostra aspettativa di vita? No, la realtà è che questi [indecifrabile] sono semplicemente diventati troppo potenti e continuano ad abusare del nostro Paese per un profitto immenso perché il pubblico americano ha permesso loro di farla franca. Ovviamente il problema è più complesso, ma non ho spazio e, francamente, non pretendo di essere la persona più qualificata per esporre l’argomento. Ma molti hanno fatto luce sulla corruzione e l’avidità (ad esempio: Rosenthal, Moore), decenni fa e i problemi semplicemente restano. Non è una questione di consapevolezza a questo punto, ma chiaramente giochi di potere in gioco. Evidentemente sono il primo ad affrontarlo con un’onestà così brutale”.

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