Alfredo Facchini
Roma, ottobre 2025. Nel cuore del Tufello, quartiere popolare di Roma, il liceo Bramante è in stato di occupazione. Da giorni gli studenti tengono viva la scuola. Hanno occupato per la Palestina, per affermare che la solidarietà non è un reato, che la giustizia non ha confini. Ma nella notte tra il 23 e il 24 ottobre, quindici ceffi “riconducibili ad ambienti di estrema destra” – così li definiscono gli studenti – fanno irruzione nella scuola. Entrano con la forza, gridando “duce” e “spacchiamo tutto”. Intonano cori neofascisti, lanciano bottiglie, disegnano svastiche sui muri del piano terra. Tentano di distruggere ciò che li spaventa: una comunità di giovani che pensa, discute, si organizza.
Gli studenti riescono a respingerli, li cacciano verso il giardino. Ma uno di loro, mentre prova a serrare una porta, viene aggredito.E non basta. Nella notte successiva, tra il 24 e il 25, tornano. Stavolta a volto coperto. Sassi, bottiglie, cassonetti usati come arieti, bastoni e calci contro la porta d’ingresso. Tentano di forzare l’accesso, di abbattere la barricata che protegge gli occupanti. Provano persino a colpirli attraverso il varco aperto. Solo verso le cinque del mattino, i fascisti si dileguano.
A Genova, nella stessa notte, un gruppo armato di spranghe è entrato nel liceo scientifico Da Vinci, occupato dagli studenti. Al grido di “Viva il duce” ha devastato aule e laboratori, lasciando svastiche e vetri infranti.La realtà delle occupazioni studentesche si trova oggi ad affrontare un nemico esterno. Da Roma a Genova, il filo nero è lo stesso.
È forse presto per parlare di un disegno, ma non si tratta più di episodi isolati.A Roma può capitare di essere aggrediti solo per una felpa antifascista. È successo ad Alessandro Sahebi, giornalista. Zona Brancaccio. Tre fascisti lo circondano, pretendono che si spogli del simbolo che porta addosso. “Mi hanno tirato prima un ceffone, poi un altro.”
Il 17 settembre, nei pressi di via Giovanni Lanza, una squadraccia fascista ha aggredito con caschi e coltelli alcuni compagni che tornavano da un corteo per la Palestina. Un ragazzo è finito in ospedale con ferite alla testa.Il 5 ottobre, ancora a Roma, in zona Piazza Vittorio, una trentina di fascisti armati di bastoni e caschi ha fatto irruzione in un bar dove si erano fermati alcuni partecipanti alla manifestazione nazionale per Gaza. Hanno devastato il locale, intonato cori fascisti, picchiato chi indossava una kefiah o una bandiera palestinese.È un filo nero che attraversa la città. Un rigurgito che nasce da un clima di legittimazione e impunità, da una politica che strizza l’occhio, da un discorso pubblico che mescola memoria, verità e revisionismo.
Non a caso, mentre nelle città gli studenti vengono aggrediti, il 26 ottobre a Predappio oltre mille fascisti hanno marciato verso la tomba di Mussolini. Braccia tese nel rito del “presente”. A guidare il corteo, le pronipoti del dittatore. Tra i presenti, anche Forza Nuova.La tracotanza fascista non è mai finita. Lo sappiamo.
E allora sì, serve dirlo chiaro: occhi aperti. Perché non basta ricordare da che parte della storia si sta, bisogna starci, ogni giorno. Dentro le scuole, nelle strade e nelle piazze.
Si chiama: antifascismo militante.

