L’8 E IL 9 GIUGNO SI VOTA PER UN REFERENDUM CON 5 QUESITI, MA NESSUN MEDIA NE PARLA…A MENO DI UN MESE DALLA CONSULTAZIONE POPOLARE

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L’8 E IL 9 GIUGNO SI VOTA PER UN REFERENDUM CON 5 QUESITI, MA NESSUN MEDIA NE PARLA…A MENO DI UN MESE DALLA CONSULTAZIONE POPOLARE

Luciano Graziuso

L’8 E IL 9 GIUGNO SI VOTA PER UN REFERENDUM CON 5 QUESITI, MA NESSUN MEDIA NE PARLA…A MENO DI UN MESE DALLA CONSULTAZIONE POPOLARE

Il mese prossimo i cittadini italiani saranno chiamati alle urne per una ragione di fondamentale importanza: col loro voto, infatti (se metteranno la croce sulla casella giusta…) avranno la grande occasione, tra le altre cose, di migliorare le proprie condizioni lavorative; con questa consultazione, fortemente voluta dal sindacato e dal popolo, infatti, si potrà cercare di porre finalmente un argine ai licenziamenti illegittimi e al precariato ed aumentare i diritti e le tutele sui posti di lavoro.

Proprio tenendo conto della crisi che colpisce il settore in Italia, a cominciare dalle morti “bianche” e dalle retribuzioni sempre più basse per arrivare alla precarietà, dalla perdita del potere d’acquisto di salari e stipendi ai licenziamenti senza giusta causa, sarebbe più che mai necessario che un gran numero di cittadini si esprimessero e che se ne discutesse e parlasse molto, sui giornali e nei vari palinsesti televisivi. E invece, assurdo ma purtroppo vero, la stragrande maggioranza dei media evita accuratamente la questione oppure, nella migliore delle ipotesi, affronta l’argomento solo di straforo, dedicandogli ad esempio pochi secondi durante un tg o soltanto qualche sparuta riga sul Televideo; o ancora, analizzando il comportamento dei quotidiani, scrivendo un misero trafiletto in qualche pagina in fondo al giornale. Perfino la RAI ha per molto tempo del tutto ignorato l’evento, quando invece, essendo la tv di Stato, avrebbe dovuto prodigarsi più di tutti gli altri mezzi di comunicazione di massa; da sempre infatti essa è il punto di riferimento per gli elettori e ad essa il mondo politico si è sempre rivolto per chiarire le idee ai cittadini in modo che questi potessero votare con piena consapevolezza, ma continua invece imperterrita a trattare il Referendum come un argomento secondario, infischiandosene dei vari appelli e raccolte firme organizzati dal basso per protesta.

Tutto dipende da un esecutivo che per la prima volta, dalla fine della II guerra mondiale e dalla nascita della Repubblica, si comporta in un modo poco “istituzionale” e strumentale e ha occupato ogni strapuntino possibile nel Paese; soprattutto ha in mano la Rai. A proposito di comportamenti poco “istituzionali”, è impossibile non menzionare la triste dichiarazione del presidente del Senato Ignazio La Russa che, a proposito del Referendum, ha invitato il popolo a disertare le urne, spingendosi addirittura ad affermare che avrebbe “fatto propaganda affinché la gente resti a casa”. Tutto ciò è veramente allucinante e deprimente, soprattutto se si pensa che costui, che si schiera apertamente contro uno dei più importanti principi della Costituzione, come il diritto-dovere di votare, qualora il presidente della Repubblica Mattarella non potesse più svolgere le proprie funzioni dovrebbe farne le veci!Ma per quale motivo il presidente del Senato si è spinto a tanto, consapevole della incresciosa polemica che lo avrebbe inevitabilmente coinvolto? Secondo noi, perché questo sarà un Referendum politico, che rischia di fare da detonatore al sempre crescente malcontento popolare nei confronti del governo; infatti, qualora si riuscisse a superare il quorum e dovessero prevalere i sì, tutto ciò si tradurrebbe inevitabilmente in uno schiaffo virtuale all’esecutivo, in quanto molte misure da esso attuate in questi due anni e mezzo verrebbero bocciate senza appello dalla maggioranza degli italiani. Lo si percepisce concretamente dal dissenso serpeggiante sui social e dal malumore che intristisce ancora di più i Pronto Soccorso pieni di poveri cristi che da ore e ore attendono invano di essere curati, dai rimorsi velenosi (“Non li voterò più, assolutamente”).

Infine, di grande importanza è anche il quesito riguardante la concessione della cittadinanza italiana agli stranieri: votando sì, per essi sarebbe sufficiente risiedere 5 anni nel nostro Paese per ottenerla, invece dei 10 previsti adesso. Sarebbe senz’altro un grande passo avanti, ma il governo non è d’accordo… .

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