Il fallimento del progetto occidentale di Ucraina (ed Est Europa).

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Il fallimento del progetto occidentale di Ucraina (ed Est Europa).

Riportiamo un’interessante analisi dell’Osservatorio Italiano sul Neoliberismo, apparso in questi giorni sulla sua pagina Facebook, a proposito di Ucraina ed Est Europa.

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L’Ucraina è stata il più grave fallimento politico della storia dell’Unione Europea – al secondo posto c’è la crisi della Grecia, Stato ridotto in macerie in nome della stabilità finanziaria e della “libertà dei mercati”, un evento che ha fatto capire – se mai ce ne fosse stato bisogno – il cuore profondo dell’Unione Europea costruita sul Trattato di Maastricht.

Una classe politica davvero “europeista”, intenzionata a costruire un’autonomia strategica e un futuro per l’Europa, avrebbe dovuto seguire nei confronti della Russia – che era il nostro principale fornitore di energia a basso costo, nonché potenziale partner politico che ci apriva un’alternativa rispetto alla subordinazione nei confronti degli Usa – una politica completamente diversa da quella che c’è stata, e cioè una progressiva espansione della Nato verso Est con tanta benzina gettata sul fuoco del sentimento antirusso presente nei popoli baltici (e per ragioni storiche stranote, anche comprensibili), trasformato in vera e propria russofobia e atteggiamento belligerante di speranza-attesa di una guerra per “fargliela pagare”. Invece di costruire nell’est Europa, progressivamente integrata nell’Unione Europea, un’area di mediazione e di incontro rispetto alla Russia, al contempo venendo incontro alle legittime preoccupazioni di sicurezza della Russia e togliendo alla stessa classe dirigente russa ogni alibi vittimista (“dobbiamo muoverci prima noi, perché la Nato si sta espandendo pericolosamente verso i nostri confini”), garantendo così una reale sicurezza ai popoli baltici attraverso la rimozione sistematica delle ragioni del conflitto tra Nato / Europa e Russia e accordi quadro di non intromissione reciproca nelle vicende politiche degli Stati baltici, le classi dirigenti europee – lautamente finanziate e dirette da ambienti politici, economici e finanziari d’oltreoceano (non solo le stanze dei bottoni di Washington, ma anche miliardari, gruppi industriali e fondi finanziari) – hanno portato avanti la politica della provocazione sistematica, della legittimazione dell’avanzata della Nato verso est, della rottura progressiva dei rapporti politici e commerciali, ubbidendo pedissequamente alle richieste statunitensi di spaccare totalmente i rapporti tra Europa e Russia (antico obiettivo strategico degli Stati Uniti, che in questi rapporti vedevano una paurosa assenza delle ragioni alla base del sistema Nato in cui gli Stati europei sono di fatto dei vassalli strumenti della propria politica estera).

Si è arrivati così all’Ucraina, che è il fallimento più grave della storia dell’Unione Europea e l’apice della disastrosa e suicida politica estera della classe dirigente atlantista. Non paga di questo fallimento colossale, che ha riportato la guerra in Europa, col piano Rearm Europe si procede spediti verso la produzione di varie altre Ucraine, poiché la combo riarmo + diffusione di sentimenti antirussi rischia di essere un mix letale che scatenerà la guerra aperta tra Stati baltici e Russia, e quindi il coinvolgimento di tutti i popoli europei in una guerra distruttiva contro i propri interessi. L’aspetto più pericoloso della vicenda è che la suddetta classe dirigente atlantista deve coprire il proprio totale fallimento rilanciando con un vero e proprio all-in: la guerra gli serve proprio per rilanciarsi e restare al timone, per dare all’Europa un mito fondativo della “difesa dei valori europei” bagnato col sangue, e quindi in fin dei conti accelerare nei processi di integrazione europea – nel frattempo, consentono pure ai fondi finanziari lauti profitti grazie al riarmo: vari piccioni con una fava sola, come si suol dire. È una classe dirigente che sta facendo all-in pur di non sparire dalla storia, e che continuerà a non avere alcuna visione del futuro e dell’autonomia strategica europea – l’Europa rimane, nonostante i proclami trumpiani, un’area politicamente sottomessa agli Stati Uniti, non solo per una questione di presenza militare Usa in Europa e di profondi legami delle èlites dirigenti ma anche, ormai, per un’assenza di alternative politiche ed economiche nel breve e medio periodo (la guerra contro la Russia, la rottura dei rapporti coi Paesi Brics “sostenitori dell’invasore russo”, et cetera).

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