Un ampio stralcio della poesia più nota di Guido Gozzano, eminente rappresentante del crepuscolarismo italiano, nato a Torino il 19 dicembre 1883 e morto, sempre nel capoluogo piemontese,il 9 agosto 1916, a quasi 33 anni, a causa di una tubercolosi polmonare.
Scrittore e poeta, fu introdotto al genere “crepuscolare” dalla lettura di Pascoli.
LA SIGNORINA FELICITA
OVVERO
LA FELICITÀ.
10 luglio: Santa Felicita.
Signorina Felicita, a quest’ora
Scende la sera nel giardino antico
Della tua casa. Nel mio cuore amico
Scende il ricordo. E ti rivedo ancora,
e Ivrea rivedo e la cerulea Dora
e quel dolce paese che non dico.
Signorina Felicita, è il tuo giorno!
A quest’ora che fai? Tosti il caffè:
e il buon aroma si diffonde intorno?
O cuci i lini e canti e pensi a me,
all’avvocato che non fa ritorno?
E l’avvocato è qui: che pensa a te.
Pensa i bei giorni d’un autunno addietro,
Vill’Amarena a sommo dell’ascesa
Coi suoi ciliegi e con la sua Marchesa
Dannata, e l’orto dal profumo tetro
Di busso e i cocci innumeri di vetro
Sulla cinta vetusta, alla difesa….
Vill’Amarena! Dolce la tua casa
In quella grande pace settembrina!
La tua casa che veste una cortina
Di granoturco fino alla cimasa:
come una dama secentista, invasa
dal Tempo, che vestì da contadina.
Bell’edificio triste inabitato!
Grate panciute, logore, contorte!
Silenzio! Fuga delle stanze morte!
Odore d’ombra! Odore di passato!
Odore d’abbandono desolato!
Fiabe defunte delle sovrapporte”
