Diversi organi di stampa – fra i quali si distingue, per aggressività e impostazione denigratoria, il quotidiano di Angelucci Il Giornale – hanno di fatto intrapreso una campagna sistematica contro tutte e tutti coloro che, animati dal desiderio di affermare i valori universali dei diritti umani, libertà e democrazia, scelgono di non restare in silenzio di fronte a quanto sta avvenendo in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza.
Articoli che, attraverso un collage di nomi, accostamenti impropri e suggestioni stereotipate, cercano di gettare un’ombra di sospetto su ogni forma di analisi della realtà e di dissenso rispetto a quanto accade, come già avvenuto in passato con gli attacchi diretti a Francesca Albanese.
Si tratta di azioni che vanno ben oltre la legittima critica giornalistica: tentativi subdoli e intimidatori di rimettere in circolazione pratiche – che, per modalità e linguaggio, ricordano le liste di proscrizione – rivolte contro chiunque osi opporsi al massacro in corso e difendere il principio minimo di umanità.
È in atto un processo di disumanizzazione che mira a privarci della facoltà di esercitare il diritto alla critica: colpiscono non solo le persone, ma i fondamenti della democrazia e i valori sanciti dalla nostra Costituzione.
Nel mirino finiscono indistintamente sindaci, rettori universitari, istituzioni, attivisti per i diritti umani, esponenti della società civile, come il palestinese Shokri Al Hroub, attivista e rappresentante di Freedom Flotilla Italia.
Secondo questa narrazione, per Il Giornale veniamo rappresentati tutti come criminali: colpevoli di solidarietà, colpevoli di umanità, colpevoli di dissenso.
Per sostenere questa operazione viene costruito un nuovo vocabolario, accusatorio e criminalizzante, che ribalta e svuota di senso parole e concetti, riducendo ogni forma di critica alle politiche del governo israeliano a una colpa morale e politica.
Siamo tutte e tutti etichettati come “ProPal”, siamo tutte e tutti assimilati ad “Hamas”, in un meccanismo deliberato di delegittimazione e semplificazione estrema.
Questa operazione rappresenta, di fatto, un processo di assoluzione preventiva, sul piano mediatico e simbolico, delle azioni omicide dell’entità sionista e il tentativo di ricostruire una base di consenso che consenta il protrarsi degli orrori che si stanno consumando nella Striscia di Gaza, in Cisgiordania e attraverso i continui attacchi ai Paesi circostanti.
È la costruzione di un clima intimidatorio volto a mettere a tacere ogni voce critica: amministratori locali, università, organismi internazionali, attivisti per i diritti umani.
Chiunque sostenga il popolo palestinese viene accusato.
Freedom Flotilla Italia rivendica con forza la legittimità e la necessità della propria azione.
La nostra è una lotta che non riguarda soltanto il popolo palestinese, ma la difesa universale dei diritti umani, della libertà, della democrazia e dei principi fondamentali ribaditi dalla Carta Internazionale dei Diritti dell’Uomo e dalla Costituzione italiana.
Non accetteremo che la solidarietà venga criminalizzata, né che il dissenso venga trasformato in colpa.

