ma.bu.
Un tempo la laurea in giurisprudenza assicurava a tanti un futuro roseo o comunque tranquillo. Se non fai l’ avvocato ti aspetta un bel concorso da magistrato o da notaio. Difficili certo ma non impossibili e comunque forieri di soddisfazione. E comunque un bel concorso in una pubblica amministrazione non te lo toglie nessuno. Da qualche anno le cose sono drasticamente cambiate.
Nel 57* Rapporto del Censis sulla situazione sociale dell’ Italia nel 2022, di recente pubblicazione, l’ istituto di ricerca socio-economica prende in considerazione, tra l’ altro, il caso degli avvocati, che in Italia sono poco più di 240.000 (facendo riferimento agli iscritti alla Cassa Forense e comprendendo i pensionati contribuenti): se ne contano 4,1 ogni mille abitanti.
Nel 2022 gli iscritti si sono ridotti dello 0,7% rispetto al 2021. A partire dall’anno accademico 2000-2001 il numero degli iscritti all’università a un gruppo giuridico (a un corso di laurea triennale, magistrale o magistrale a ciclo unico) cala drasticamente di oltre 120.000 unità, passando da un totale di 265.509 studenti agli inizi del 2000 a 143.371 studenti nell’anno accademico 2021-2022.
Di conseguenza, anche il numero di laureati subisce una contrazione del 13,2%, attestandosi su un totale di poco superiore alle 20.000 unità nell’ultimo anno accademico. I risultati dell’ultima indagine sull’avvocatura condotta dal Censis evidenziano che il 27,9% dei giovani avvocati ritiene abbastanza critica la propria situazione, e il 22,1% molto critica, a causa del poco lavoro e di una generalizzata incertezza nella professione.