Pestaggio degli operai in sciopero alla stireria Alba S.r.l. di Montemurlo,una denuncia delle condizioni di sfruttamento nel distretto tessile

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Pestaggio degli operai in sciopero alla stireria Alba S.r.l. di Montemurlo,una denuncia delle condizioni di sfruttamento nel distretto tessile

Silvana Sale

Un episodio di violenza inaudita ha scosso la comunità di Montemurlo, nel cuore del distretto tessile pratese, dove alcuni operai della stireria Alba S.r.l. sono stati aggrediti brutalmente mentre protestavano pacificamente per rivendicare i propri diritti. Questo fatto non rappresenta un caso isolato, ma emerge come un sintomo grave di un sistema di sfruttamento che da anni opprime i lavoratori della zona.

Gli operai coinvolti, per lo più immigrati e spesso assunti con contratti fittizi, denunciano condizioni lavorative al limite della legalità, turni estenuanti fino a 12 ore al giorno, salari irrisori pagati talvolta in nero, mansioni che non corrispondono a quanto indicato nei contratti, nessuna tutela né diritti riconosciuti, come ferie, tredicesima e TFR. Molti lavoratori raccontano di essere stati assunti formalmente come addetti alle pulizie ma di svolgere invece attività di cucito e stiratura, senza che venga riconosciuto il giusto trattamento economico.

La protesta degli operai nasce proprio dalla volontà di mettere fine a queste condizioni disumane. Durante uno sciopero pacifico, i lavoratori si sono radunati davanti alla sede dell’azienda per chiedere rispetto e dignità. Ma la reazione della titolare dell’Alba S.r.l. è stata immediata e violenta, secondo numerose testimonianze, la donna ha prima distrutto il gazebo allestito come presidio sindacale, poi ha aggredito personalmente gli operai, colpendoli con calci e pugni.

Le cose sono precipitate quando altre persone, presumibilmente inviate dall’azienda o da chi la sostiene, sono arrivate sul posto con il chiaro intento di picchiare gli scioperanti. Il pestaggio è stato brutale e senza pietà, diversi operai sono rimasti feriti, e uno di loro ha dovuto essere portato in ospedale per le lesioni subite.

L’episodio ha lasciato sotto shock tutta la comunità e ha fatto emergere con forza la drammatica realtà dello sfruttamento lavorativo nel settore tessile di Prato.Le parole dei protagonisti raccontano senza filtri la durezza di questa battaglia:“Lavoravamo 12 ore al giorno, senza pause vere, con contratti da pulizie ma facevamo cucito e confezione. Ci pagavano poco, a volte in contanti, senza busta paga. Niente straordinari, niente ferie, e il TFR mai visto. Quando abbiamo deciso di scioperare per far valere i nostri diritti, ci hanno picchiati davanti alla fabbrica. È stato terribile.”

Un altro operaio, di origine tunisina, ha raccontato:“Eravamo trattati come schiavi, con turni massacranti e paghe misere. La paura di perdere il lavoro ci faceva stare zitti, ma quando abbiamo provato a protestare sono arrivati loro, con bastoni e calci. Hanno anche chiamato altri per picchiarci di più. Siamo ancora sotto shock.”

Anche un delegato sindacale del S.I. Cobas ha espresso la propria denuncia:“Questi lavoratori subiscono condizioni al limite della legalità, con contratti fittizi e salari sotto il minimo. La lotta è dura perché l’azienda usa società di comodo e continua a spostare la produzione per sfuggire ai controlli. Ma noi non ci fermiamo, perché è in gioco la dignità di persone che lavorano duramente.”Un altro operaio che ha subito l’aggressione ha raccontato con coraggio:“Ero davanti alla fabbrica con altri compagni durante lo sciopero pacifico, quando sono arrivati i titolari con altri uomini. Ci hanno colpito con pugni e calci, senza motivo. Ho ancora dolore e paura, ma continuerò a lottare per i diritti di tutti.”

Queste testimonianze, raccolte da giornali come Il Fatto Quotidiano, Corriere Fiorentino e da comunicati sindacali, confermano una realtà di sfruttamento che non può più essere ignorata. Il sistema che regna in molte aziende tessili nel pratese è caratterizzato da orari massacranti senza riconoscimenti economici, contratti irregolari o fittizi, che non rispecchiano il lavoro effettivamente svolto, pagamenti in nero e mancanza di diritti fondamentali. Una rete di subappalti e società interposte che rende difficile il controllo e la tutela dei lavoratori, una repressione violenta di ogni forma di protesta legittima.

Il pestaggio subito dagli operai in sciopero è l’episodio più eclatante, ma rappresenta solo la punta dell’iceberg di un sistema di sfruttamento che va combattuto con determinazione e solidarietà.Il sostegno sindacale e la mobilitazione pubblica sono fondamentali per rompere questo muro di silenzio e ingiustizia. Questi lavoratori meritano rispetto, diritti e condizioni di lavoro dignitose, non la violenza e la paura.

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