Silvana Sale
Non cโรจ pace possibile sulle macerie fumanti di una cittร distrutta.
Non cโรจ tregua reale quando serve solo a lavare la coscienza sporca dei carnefici e a spegnere la voce di chi denuncia.
A Gaza, oggi, si parla di “cessate il fuoco”, ma non cโรจ piรน nulla da cessare, perchรฉ non cโรจ piรน una cittร , non ci sono piรน ospedali, non ci sono scuole, non ci sono case, non ci sono interi nuclei familiari.
Cโรจ solo polvere, sangue secco sulle pietre, e il ronzio continuo degli aerei che Israele ha potuto usare per mesi, senza freni, contro un popolo disarmato.
Questa tregua รจ unโoffesa.
ร una stretta di mano sul cadavere ancora caldo di unโintera popolazione martoriata.
ร lโennesimo teatro internazionale per fingere che tutto stia tornando alla normalitร .
Ma cosa sarebbe oggi la “normalitร ” a Gaza?
Morire di fame con dignitร ?
Crescere orfani tra le macerie con gli arti amputati?
Sopravvivere senza luce, senza acqua, senza medicine, con la consapevolezza che il mondo non ti vede, o peggio,ti vede e non fa nulla?
La veritร รจ che questo genocidio รจ stato visibile, documentato, trasmesso in diretta.
E il mondo, invece di fermarlo, ha trattato Israele come un attore razionale, legittimo, mentre usava ogni strumento di guerra immaginabile contro una popolazione intrappolata, impossibilitata a fuggire.
La Palestina non ha un esercito.
Non ha un’aviazione. Non ha carri armati, nรฉ navi da guerra.
Non ha tecnologia bellica dโavanguardia, nรฉ lโappoggio incondizionato di superpotenze.
La Palestina ha bambini, e li ha visti morire sotto le bombe.
La Palestina ha madri che scavano a mani nude tra le macerie.
Ha un popolo che da 75 anni viene umiliato, derubato, strappato dalla sua terra, privato di ogni diritto e accusato di terrorismo per il solo fatto di esistere.
E ora ci viene detto: “Tregua.”
Ma che tregua รจ, se non si accompagnano a questa parola processi, giustizia, riconoscimento della veritร ?
Che senso ha parlare di pace quando chi ha ridotto Gaza in polvere non risponde di nulla?
Israele continua a rifiutare qualsiasi responsabilitร .
Non risarcirร .
Non verrร sanzionato.
Non sarร arrestato nessuno.
Nessun tribunale internazionale ha ancora emesso una condanna formale. Le accuse di genocidio, chiare, fondate, sostenute da documenti, immagini, testimonianze, vengono relegate nei meandri della diplomazia.
E intanto, lโorrore viene anestetizzato, i media parlano di “cessate il fuoco” come se fosse un successo diplomatico.
No, non รจ un successo.
ร una sepoltura collettiva della veritร .
ร un modo per farci dimenticare, per archiviare un crimine contro lโumanitร sotto le parole tiepide della “normalizzazione”.
Ogni pietra di Gaza รจ testimone di un crimine.
Ogni muro abbattuto, ogni bambino mutilato, ogni volto scomparso sotto i detriti grida che non si puรฒ parlare di tregua senza giustizia.
Eppure si fa.
Si legittima un regime che ha agito nellโimpunitร totale, protetto da governi compiacenti, armato fino ai denti, coccolato dalla stampa occidentale.
Questa non รจ una tregua.
ร unโinterruzione programmata dellโindignazione.
ร lโennesimo tentativo di seppellire il popolo palestinese sotto un nuovo strato di silenzio diplomatico.
Ma chi ha visto, chi ha letto, chi ha ascoltato le urla delle madri e dei padri sotto le bombe, chi ha osservato i corpi allineati nei sacchi, chi ha contato i bambini decapitati, sventrati, mutilati, non puรฒ e non deve accettare questa farsa.
Finchรฉ non ci sarร veritร , finchรฉ chi ha ucciso non pagherร , finchรฉ i sopravvissuti non saranno riconosciuti come vittime di un genocidio deliberato e brutale, ogni parola di tregua sarร solo un altro capitolo della violenza.
Chi oggi accetta questa opportunistica finta “pace” senza giustizia, senza memoria, senza condanna, si rende complice.
Non di un errore.
Ma di un genocidio.
Gli accordi della cosiddetta tregua, quelli che dovrebbero segnare una svolta, sono in realtร un documento dโipocrisia diplomatica.
Eccoli, punto per punto, spogliati da ogni illusione:
Cessate il fuoco limitato, una pausa temporanea nei bombardamenti israeliani, senza alcun ritiro definitivo, nรฉ garanzia contro future operazioni militari.
Nessun impegno a fermare lโassedio. Nessuna promessa di non tornare a colpire.
Scambio ostaggi-prigionieri, Hamas rilascia civili israeliani, mentre Israele libera un numero selezionato di prigionieri palestinesi, molti dei quali incarcerati senza processo.
Nessun rilascio per le migliaia di detenuti politici.
Accesso umanitario “controllato”, lโingresso di aiuti essenziali (cibo, acqua, medicinali) รจ consentito, ma sotto stretto controllo israeliano, con quantitร insufficienti e distribuzione arbitraria.
Gaza resta affamata, malata, al buio.
Nessun obbligo di ricostruzione, Israele non riconosce alcuna responsabilitร per la distruzione di Gaza.
Non contribuirร alla ricostruzione. Nessun piano di risarcimento, nessuna ammissione di colpa, nessuna condanna.
Nessun riconoscimento del genocidio, lโaccordo non menziona in alcun modo le accuse mosse alla leadership israeliana dalla Corte Internazionale di Giustizia.
Nessuna giustizia per le vittime, solo un silenzio imposto.
Fase successiva vaga e condizionata, tutto รจ subordinato alla “buona condotta” dei palestinesi.
Nessuna pressione concreta su Israele.
Nessun riferimento ai diritti storici dei palestinesi, nรฉ alla fine dellโoccupazione, nรฉ alla restituzione della terra.
ร questa la “tregua”che il mondo sta celebrando, unโoperazione di facciata per interrompere le denunce, congelare lโindignazione e normalizzare lโimpensabile.
Ma chi ha visto Gaza ridotta in polvere sa che non cโรจ tregua possibile senza giustizia.
