Alexey Paramonov, ambasciatore russo in Italia: “i russi non odiano gli italiani.I produttori italiani sono stati costretti a perdere il lucroso mercato russo e si sono privati di carburante ed elettricità a basso costo”.

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Alexey Paramonov, ambasciatore russo in Italia: “i russi non odiano gli italiani.I produttori italiani sono stati costretti a perdere il lucroso mercato russo e si sono privati di carburante ed elettricità a basso costo”.

ma. bu.

Premesso che formalmente l'”operazione militare speciale” di Mosca costituisce una violazione del diritto internazionale, va detto che la cacciata nel 2014 di Viktor Janukovyč , presidente ucraino originario del Donbass, fu fortemente sostenuta dagli Stati Uniti e da Joe Biden, all’epoca vice di Obama con delega agli esteri.

La “rivoluzione” di Jevromajdan fu un mix di protesta popolare per la sospensione delle trattative per la conclusione di un accordo di associazione tra l’Ucraina e l’Unione europea e assalti violenti dei gruppi di estrema destra e neonazisti, come Svobóda e Pravyj Sektor, finanziati dagli oligarchi ucraini, in uno al sostegno degli Stati Uniti d’America, che costrinsero il presidente in carica a riparare a Rostov sul Don, Russia.

In tale contesto si inserisce la figura di Hunter Biden, il figlio dell’attuale presidente americano, che fin dal 2014 ottenne il ruolo di consulente e consigliere d’amministrazione di Burisma Holdings Ltd, società cipriota con interessi in Ucraina nel settore estrattivo di gas e minerali, al prezzo di 600mila dollari annui. La società puntava ad espandersi nel Donbass, ove dal 2014 vi è una guerra condotta da Kiev contro la popolazione russofona e russofila.

L’invasione dell’ Ucraina da parte della Federazione Russa ha comportato l’immediata solidarietà, soprattutto in armi, del c.d. mondo libero e democratico, in prevalenza paesi Nato, con gli Stati Uniti come capofila. Solidarietà senza precedenti nella storia, propagandata come sostegno ad un paese democratico e come “difesa dei principi democratici occidentali”, quando l’Ucraina è ben lontana dall’essere un paese democratico, e quale prevenzione di un’eventuale invasione russa al prossimo giro di un paese Nato, tipo la Polonia. Elementi che fanno pensare più ad una guerra per procura dell’Occidente contro la Russia.

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Ecco un estratto delle risposte dell’Ambasciatore della Federazione Russa nella Repubblica Italiana Alexey Paramonov alle domande del “Corriere della Sera” (Roma, 14 ottobre 2024)

Relazioni bilaterali

“La stragrande maggioranza della società italiana, […] a differenza dell’élite di potere, ermeticamente chiusa ai contatti, neanche ora sentono la Russia come una minaccia, anzi auspicano il ripristino al più presto di un’atmosfera normale nelle relazioni russo-italiane.  Alcuni alleati, gelosi dell’Italia, hanno fatto grandi sforzi per turbare o distruggere l’idillio economico russo-italiano. […] Si commercia sempre meno […]. I produttori italiani sono stati costretti a perdere il lucroso mercato russo e si sono privati di carburante ed elettricità a basso costo”.

“A prescindere dalla posizione ostile che il governo di un determinato Stato può assumere nei confronti della Russia, noi non condanniamo a priori il popolo di quel Paese, non lo consideriamo ostile e ci opponiamo alla teoria della responsabilità collettiva. 

Politica estera russa

“Non è colpa di Mosca se il modello di sicurezza euro-atlantico, nell’ambito del quale la Russia collaborava con la NATO e l’UE e continua a partecipare all’OSCE, ha perso ogni significato. Sono loro che, nonostante tutti i nostri appelli, si sono rifiutati di rispettare il principio dell’indivisibilità della sicurezza sancito nei documenti ufficiali dell’OSCE e hanno disatteso l’impegno a non rafforzare la propria sicurezza a scapito di quella degli altri. Nel prossimo futuro per Mosca sarà particolarmente importante prendere parte alla configurazione politica, economica, logistica, sociale, culturale e umanistica di questo ampio spazio eurasiatico. Si, perché no, da Lisbona a Vladivostok, come si diceva una volta. Ma ben oltre, fino a Giacarta, abbracciando tutto lo spazio del Grande partenariato eurasiatico aperto anche alla Europa Occidentale”.

“La filosofia della politica estera russa si basa sulla consapevolezza che non c’è alternativa alla coesistenza tra Stati e popoli con diversi livelli di sviluppo e distinte tradizioni culturali e religiose. Le porte del dialogo restano aperte a tutti, anche a coloro che oggi sono ostili, ma a condizione che il dialogo sia serio, onesto, reciprocamente rispettoso e finalizzato al raggiungimento di un comune equilibrio di interessi e della pace”.

Сrimini del regime di Kiev

“Grazie alle generose sovvenzioni dei fondi americani e al denaro degli oligarchi locali sottratto alla popolazione, al posto dell’Ucraina, che per tre decenni ha mantenuto con noi relazioni amichevoli e confidenziali, è emerso un brutto mostro intossicato dal veleno nazionalista e affamato di elargizioni gratuite. Qualunque cosa dicano i “demiurghi” di Washington che l’hanno creato, questo mostro non è vitale, “nutrirlo” costa troppo. […] La speranza che possa risorgere quell’Ucraina ortodossa, amichevole, buona, da tutti amata è impressa nella nostra memoria, sopravvive”.

“Nei media occidentali si sta gradualmente facendo strada la consapevolezza che l’operazione militare speciale in Ucraina, lanciata dalla Russia nel febbraio 2022, aveva lo scopo di porre fine alla guerra nel sud-est dell’Ucraina scatenata dalle nuove autorità ucraine contro una parte del proprio popolo che si rifiutava di obbedire al regime nazionalista salito al potere in seguito al colpo di Stato anticostituzionale del 2014, sostenuto dall’esterno,  che fin dai primi giorni intendeva ripulire il territorio da tutto ciò che c’era di russo: persone, lingua, storia, religione, valori” 

L’attività internazionale del regime di Zelensky

“[…] È davvero di natura orwelliana. Ad esempio, è stato recentemente negli Stati Uniti, dove ha presentato una sorta di “piano di vittoria”. Notate: non la pace, ma la vittoria nella guerra! Da due anni a questa parte sta strenuamente trascinando la NATO e l’UE, e quindi l’Italia, in un conflitto aperto con la Russia, che lui individua come unico modo per rimandare l’inevitabile crollo del proprio regime”.

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One thought on “Alexey Paramonov, ambasciatore russo in Italia: “i russi non odiano gli italiani.I produttori italiani sono stati costretti a perdere il lucroso mercato russo e si sono privati di carburante ed elettricità a basso costo”.

  1. Bravissimo e preparatissimo questo ambasciatore! Tra l’ altro con idee molto chiare e molto aperte e democratiche riguardo alla necessità di coesistenza pacifica fra tutte le nazioni euroasiatiche. Nonostante tutto, poi, egli esprime sentimenti di fratellanza e amicizia col popolo italiano, cosa che, essendoci noi schierati chiaramente contro la Russia, è a dir poco encomiabile e onorevole.

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